Etica applicata

Non è né enfatico né retorico ricordare come in questo movimento di affermazione dell’etica applicata la Fondazione Lanza abbia giocato un ruolo significativo nel panorama nazionale e internazionale, soprattutto nel campo della bioetica, dell’etica ambientale e da ultimo nel campo dell’etica per le professioni.

La ricerca aveva essenzialmente la fisionomia di un procedere tra le sollecitazioni che provenivano dalla vita professionale e culturale, ..., e il discernimento etico, istituendo in tal modo una circolarità tra pensiero e vita, per offrire alle professioni piuttosto che al dibattito pubblico (tramite seminari aperti e pubblicazioni, e poi tramite la rivista EPP) una serie di strumenti di comprensione, dei percorsi di formazione, dei protocolli, degli spazi formativi di tipo seminariale, tali da promuovere una “competenza etica” e cosí da muovere verso l’assunzione di una responsabilità personale e pubblica.

Di fatto, non si trova una formalizzazione di questo impianto, che era piú praticato che teorizzato. Tutto ciò sorretto - forse - da un clima generale, da un ethos culturale che in questi ultimi anni è cambiato: l’individualizzazione e la specializzazione, in particolar modo (ma ci sono anche altri fattori), hanno mutato la prospettiva, e oggi prevalgono le emergenze e le esigenze strette del proprio campo di lavoro e di ricerca. Da ultimo anche la carenza di risorse, un po’ ovunque, spinge a pensare i progetti in vista delle risorse, o a partire dalle risorse per arrivare ai progetti.

In sintesi sullo sfondo della prassi di ricerca della Fondazione Lanza si può rinvenire:

1. l’idea di una comunità di ricerca mossa dal “con-pensare”, in cui la multidisciplinarietà e l’interdisciplinarietà di fatto hanno creato un campo di tensione e confronto generativi di nuovi scenari e nuovi laboratori;
2. l’idea di un apprendimento cooperativo in cui lo scambio di prospettive e di argomentazioni diventa fecondo nel momento stesso in cui accade e viene da tutti interagito, cosí che la ricerca del contenuto decide e dispone la qualità del dialogo e delle argomentazioni;
3. l’idea di ricerca come campo pratico di esercizio di pluralismo, di dialogo civile, di messa al vaglio degli argomenti, di formazione attiva e trasformativa;
4. l’idea di etica applicata come ciò che è chiamata a tenere insieme la padronanza della conoscenza propria del rispettivo àmbito (professionale, di vita, ecc.), il sapere cosa fare e come farlo; e il riferimento ai valori, a ciò che è bene non solo per sé, ma anche per gli altri a breve e lungo termine.

In conclusione, vorrei richiamare il significato della parola “applicare” che sottende il lavorío dell’etica applicata. Il verbo infatti dice, in senso figurato, il mettersi a fare una cosa con proposito, con impegno, con serietà e costanza. È da qui che il laboratorio della Fondazione Lanza deve riprendere vigore ed esplorare nuovi scenari dell’etica applicata.

Lorenzo Biagi