Post-verità
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Post-verità

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… quando avremo messo a posto tutte le regole, ne mancherà sempre una: quella che dall’interno della coscienza fa obbligo di regolarsi secondo le regole | Indro Montanelli

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Pare che ormai siamo entrati nell’epoca della “post-verità”. Si tratta di un adattamento dall’inglese post-truth. La parola è esplosa, anche se il suo impiego risale agli anni Novanta del secolo scorso, dopo il voto sulla Brexit e l’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti. L’Oxford English Dictionary ha deciso di eleggere post-truth come parola dell’anno del 2016, definendola come segue: «relativa a circostanze in cui i fatti oggettivi sono meno influenti nel formare l’opinione pubblica del ricorso alle emozioni e alle credenze personali».

Questa definizione oggi ci appare deficitaria sotto diversi aspetti. E dato che l’uso di questo anglismo ormai spopola sui media, dai giornali cartacei ai social e viceversa, ed è in crescita anche nell’uso ordinario, bisogna chiarire che il termine post-verità ha finito per riferirsi per lo piú a una notizia completamente falsa - che di per sé non può essere considerata neanche una “opinione” - ma che, spacciata per autentica, è in grado di influenzare una parte non minoritaria dell’opinione pubblica. Marco Biffi, dell’Accademia della Crusca, il 25 novembre 2016, ha scritto, in un intervento dal titolo Viviamo nell’epoca della post-verità?: «La Rete ha senza dubbio delineato i connotati fondamentali di questa dimensione oltre la verità. “Oltre” è il significato che qui sembra assumere il prefisso post (invece del consueto “dopo”): si tratta cioè di un “dopo la verità” che non ha niente a che fare con la cronologia, ma che sottolinea il superamento della verità fino al punto di determinarne la perdita di importanza. E, analizzando le modalità in cui il superamento si concretizza di volta in volta, colpisce la vocazione profetica che la parola nasconde tra le sue lettere: la post-verità, infatti, spesso finisce per scivolare nella verità dei post (come è successo spesso sulla Rete proprio in relazione alle campagne politiche legate alla Brexit o alle elezioni americane)».

Per comprendere ulteriormente tale logica, va sottolineato che la post-verità differisce sostanzialmente dalla cultura tradizionale della contestazione che alle verità ufficiali contrapponeva una contro-informazione e caso mai puntava a uno smascheramento delle bugie del sistema dominante, mettendo a nudo i suoi interessi di vario genere, ma comunque tendenti a manipolare la verità da parte del potere ufficiale. In ultima istanza, invece, restando coi piedi per terra, la faccenda della post-verità nasconde un’amara verità: «Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità» (Joseph Goebbels). L’autore della citazione … lascia capire la posta in gioco.

Anche la nostra post-verità, secondo un’antica argomentazione della logica aristotelica, rimane impigliata nella verità, per quanto “amara”, com’è s’è visto. Non è possibile, almeno logicamente, andare oltre la verità. Come dire: della verità non ci si disfa cosí facilmente, basta andare fino in fondo con parresia, ossia con franchezza e trasparenza, a costo perfino della vita. Perché questo è il prezzo implicato nel significato greco della parresia! Ed oggi ci sono non solo giornalisti, ma anche semplici persone che in giro per il mondo vengono assassinati per la loro parola detta e per la loro scrittura franca e aperta.

Il filo conduttore dei ricchi e multidisciplinari contributi di questo numero, va verso questa direzione: dobbiamo imparare a leggere anche la nostra post-verità con parresia. La post-verità, in altri termini, altro non è che una bugia, una menzogna, una non-verità. Dobbiamo chiamare il dato con la parola piú franca: siamo nell’epoca in cui la menzogna è pianificata, pensata, articolata e comunicata con sempre piú cinismo e intenzione di inquinare la convivenza. Vi è anche un significato negativo della parresia, assimilata alla “chiacchiera”, e che equivale a dire tutto ciò che si ha in mente senza mediazioni né filtri. Questo significato non propriamente costruttivo si trova come una caratterizzazione della manipolazione dei valori della democrazia, in cui ciascuno ritiene di rivolgersi ai propri concittadini e di dire loro qualunque cosa, anche la piú superficiale o la piú pericolosa per la vita comune.

Siamo tra due fronti: da una parte, la moltiplicazione delle bugie e, dall’altra, la falsa parresia senza mediazioni. Non è facile camminare alla ricerca della verità in questo sentiero a volte strettissimo. Ma è in questo sentiero che oggi acquista tutto il suo valore un’etica che si fa strada essa stessa come ricerca della verità. Di una verità che accresce il vivere insieme democratico, grazie all’apporto franco e aperto di tutte le professioni.

Lorenzo Biagi

Editore
Proget Edizioni
Autore
Autori Vari
Consulenza Editoriale
Germano Bertin, Lorenzo Biagi
Lingua
Italiano
Anno Edizione
2017
Dossier n°
03/2017
Numero Pagine
112
ISBN
978-88-94868-34-0
978-88-94868-34-0

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