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Gloria Spessotto

Per caso

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Per caso sono arrivati i poeti a risvegliare sentimenti sopiti... Sono venuti i poeti al palazzetto dei Vicari a ridestare il canto risonante fra le antiche mura...

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per caso

Tutto iniziò per caso: conobbi Gloria alla presentazione di un libro presso una Libreria di Abano. Fu invitata a leggerne alcune pagine: mi colpirono subito la lettura fluida, appassionata, la voce impostata, l’interpretazione di chi fa suo ciò che legge.

Ebbi modo di incontrarla successivamente in altre occasioni culturali e di apprezzarne l’entusiasmo, la passione per la letteratura, la personalità di donna vulcanica, forte, decisa e, non da ultimo, le sue doti di scrittrice con vari libri pubblicati.

Nel settembre del 2018 mi invitò a partecipare a un Laboratorio di scrittura creativa che stava organizzando a Bresseo: aderii con piacere, incuriosita. Il gruppetto di persone che lo frequentava stabilì presto un rapporto di amicizia, in condivisione di pensieri, esperienze e produzioni scritte sollecitate dalle proposte e dall’entusiasmo contagioso di Gloria.

Un giorno, per caso, proprio poco prima che i nostri incontri venissero interrotti dalla pandemia Covid 19, arrivarono al Palazzetto dei Vicari di Teolo i poeti del Poetry Slam, come l’autrice stessa enuncia nella lirica introduttiva. E Gloria, appassionata e accanita lettrice di poesia fin da giovanissima, partecipò all’incontro con una performance personale vivace ed emozionante, rivelandosi poliedrica autrice non solamente di prosa.

Da quel momento non si è più fermata e nel giro di breve tempo ha sviscerato una produzione poetica ricca e sorprendente per la passione, i sentimenti, le emozioni, le intense riflessioni, i variegati vissuti che ne emergono.

Complice di questa nuova nascita anche il periodo buio che ancora stiamo attraversando e che ci priva di quel tempo, elemento preponderante nella poesia di Gloria, tirannico, famelico divoratore di vita, padrone oppressivo che incalza, sfugge tra le mani, attimo dopo attimo, come sabbia in una clessidra. In attesa che il bruco maledetto, come lo definisce Gloria, svanisca finalmente dalle nostre esistenze.

Ma la sua attesa si consuma nella scrittura poetica diventata sfogo, quiete, speranza, rifugio in cui celare un sensibile animo in pena, sempre pronto a cogliere le sfumature del vivere quotidiano, dell’oggi e del passato. Per non pensare al futuro.

Versi che covavano nel suo animo poetico come semi dormienti sotto una coltre di neve mentre gettano le basi per germogliare.

Ed eccola personificarsi in acqua, sorgiva fonte di vita, di purificazione e purezza, mare solitario che divide le sponde ma nello stesso tempo le unisce, fiume a volte tortuoso ma sempre accogliente verso altre acque, che accompagna alla libertà dell’infinito come fratello in un abbraccio d’amore. Quell’amore che forse a volte le è stato negato per le traversie della vita, ma che la pervade da sempre e la proietta verso gli altri, verso le amicizie profonde e gli affetti più cari, come la nipotina Sofia a cui promette di seguirla nelle acrobazie del futuro o un commovente vecchio ragazzo che sempre la cerca.

Elemento ricorrente, l’amore, anche per ogni aspetto della natura, talvolta preda di mani distruttive. Mani che invece assumono in Gloria un valore simbolico, quasi Bibbia dell’anima, orgogliosa del suo essere donna e figlia, nonostante le difficoltà che questo ruolo ha spesso comportato.

Scorrono fluide le poesie della silloge, come scorrono le stagioni della natura e della vita, tra eventi personali e della storia, domande a cui talvolta non trova risposte, giochi di parole, di contrasti, sofferenza e gioia, fine e inizio, buio e luce, limite e immensità.

E nella consapevolezza del passato ritorna costante il presente, percepito spesso duro, nero, problematico, pressato: soffoca il vivere quotidiano e rosicchia le nostre esistenze come quel bruco maledetto che ci mangia le rose, come le pieghe dei pensieri che si accavallano nel silenzio della notte estenuante. Una notte nel cui sonno si risvegliano oscure cose, ma in cui la veglia permette anche di vedere, immaginare, riflettere, diventa un lumino osservato attraverso i vetri, nel buio silenzioso, in condivisione con altrui simili pensieri che fanno sentire l’autrice meno sola. Notte come liberazione di parole trattenute per tutto il giorno.

Il pensiero spazia, nella poesia di Gloria: giunge nei tanti luoghi amati in cui ha vissuto, ritrova affetti, amici, persone, famigliari, situazioni, presenze di cui non può fare a meno, anzi, come un rendiconto diventano necessità. Tocca le ferite della guerra vissuta in trincea in anni giovanili, e di nuovo è trincea, in attesa dello scampanio che annuncia la liberazione dal periodo bellico in una ferita fiorita di vita.

Attende, Gloria, la novella epifania combattuta tra la voglia di andare e il desiderio di continuare a restare, di vivere questa vita acciaccata nonostante il bruco, i dolori, la solitudine negativa che ci ha separato dagli altri, e non è stata scelta liberamente come quando, da ragazza, si rinchiudeva nella sua stanza per tuffarsi nella poesia e nella pittura. Attende il suo Godot.

Prima o poi arriverà, portando via con sé tutta la negatività di cui si è circondato, come le reti dei pescatori catturano i pesci, e i colori torneranno simboli di gioia e di luce, rinascita di vita come rinascita di primavera. Suoneranno a festa, le campane. Ma noi, immergendoci nelle poesie di Gloria, capiamo che l’attesa per lei è già finita nel momento stesso in cui si è affidata alla sua stessa poesia. Niente accade per caso. C’è sempre un princìpio a riordinare il caos: l’essere aperti al mondo, alla vita, alla poesia, diventata ormai un vizio cominciato, un giorno, per caso, su nel Palazzetto dei Vicari quando sono arrivati i poeti.

Daniela Babolin

Autore
Gloria Spessotto
Anno Edizione
2022
Numero Pagine
78
Dimensioni
15x21 cm
Dorso
5 mm
Prezzo di copertina
12,00 €
979-12-80842-05-3

Gloria Spessotto Vengo da Portogruaro, da quel Veneto orientale ricco di acque di risorgive, dove il cielo è morbido come la seta. Sono nata in una camera d’albergo, destinata quindi alla precarietà, che non è mancata fin che non mi sono stabilita ai piedi dei Colli Euganei, che ormai sono casa mia anche se non lo sono del tutto e mi muovo in punta dei piedi. La scrittura mi ha fatto compagnia gran parte della vita, ho pubblicato diversi libri, ma mai finora avevo scritto poesia... poesia?

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