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G.C. Vincenzo Capaldo , Luca Semenzato
Il Miele dei Barenanti
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Il Miele dei Barenanti
«La storia dell’Apicoltura è la storia di una alleanza preziosa tra uomo, ape e natura. È una storia antica che attraversa luoghi, culture, tradizioni. Gli Autori, in questo bel lavoro, hanno accostato all’Apicoltura altre meravigliose tradizioni e disegnato luoghi favolosi che pochi conoscono: capita spesso, infatti, di dover spiegare anche ad un Veneto cos’è la “barena” e chi sono i “barenanti”.
È la storia di tanti Apicoltori, del loro lavoro e del loro impegno.
Magari esagero scomodando il Manzoni che nell’introduzione al suo capolavoro “I Promessi Sposi” ricorda che la Storia spesso ricorda solo le gesta di pochi potenti mentre occorre raccontare la Storia dei molti del popolo, degli artigiani e dei lavoratori della terra.
Agli inizi del ‘900 l’Apicoltura era molto diffusa, presente in tutte le ville venete e in molte famiglie di Agricoltori. Dopo il 1926, anno della promulgazione della prima Legge sull’Apicoltura, iniziò lentamente un’Apicoltura un po’ più razionale. Non esistevano Associazioni di Apicoltori: i riferimenti per chi voleva imparare a condurre le api erano alcuni Apicoltori locali che, per i tempi, potremmo definire professionisti. In queste pagine troviamo illustri esempi di questi appassionati Apicoltori e l’eroica vita quotidiana a partire dalla metà del secolo scorso. Una testimonianza preziosa; una memoria da lasciare ai giovani; un riconoscimento al nobile lavoro d i cultori delle api e della terra».
(da: Saluto Preliminare di Stefano Dal Colle)
- Autore
- Luca Semenzato, G.C. Vincenzo Capaldo
- Lingua
- Italiano
- Anno Edizione
- 2021
- Numero Pagine
- 160 pagine // 71 disegni // 63 foto
- Dimensioni
- 23,5x16,5 cm
- Dorso
- 16 mm
- Prezzo di copertina
- 21,00 €
978-88-94868-93-7
Luca Semenzato Nato a Dolo il 1° giugno 1971 è fiero d’essere allevatore d’api. Ha l’azienda a Dogaletto di Mira dove vive. Lì vissin, a Giare, c’è la dimora che fu di nonna Maria. Son stati i paesani, i genitori, Maria ‘a Pastora [1899] che l’hanno slevato; nei dialoghi e accenti struggenti dei familiari risaltava sempre l’amore verso gli Spazi di barena e le antiche contrade da cui scesero gli avi transumanti [Prealpi bassanesi]. La spinta forte verso l’habitat vallivo si è evoluta con l’età quando, raccogliendo il miele di barena, s’è fatto apicoltore nomade. Con Gian Carlo è coautore dell’opera rivolta ai Gottardo. La sua storia l’ha scritta evocando i luoghi dell’infanzia; è grato a Mauro Carlin [prime uscite in barca], Marco Collini, Angelo Niero, Stefano Semenzato, Paolo Danesin, Gian Bruno Michetti e altri conterranei di Dogaletto. A Staschu Sergio, umile apicoltore moldavo va ogni riconoscenza. Luca guarda alle autorità a cui compete la difesa di questi ambienti Unici. La Veneta Laguna è stata donata a noi dalla Repubblica Serenissima di Venexia e perciò spetta a Voi valesani, agricoltori, villeggianti il compito di amarla e tutelarla.
G. C. Vincenzo Capaldo Capaldo si cala spesso nella Cultura materiale; l’esperienza gli è servita per capire che i curatori d’api esistevano in Laguna già in epoca antica. Dopo il 1860 Hruschka ne innovò i metodi di allevamento e cooptò i maggiorenti nelle tecniche estrattive del miele [a Dolo]. Si capisce che i bugni villici dell’ape ligustica erano noti nel Basso Brenta al punto da rendere vana la domanda: Come riuscì la scuola tedesca [capofila Dzierzon] a calarsi in Riviera individuata subito come la più adatta alla coltura del miele? De Hruschka lasciò poche tracce ma un’impronta rimase visto che Amedeo Gottardo esaltò le sue dottrine [a Sambruson]. Altri lo imitarono; dopo il 1925 Amedeo avviò la coltura del miele di barena e il nomadismo apistico. Caccia, pesca, fienagione, apicoltura [vita in Riviera] confermano che Basso Brenta e Miranese son terre omogenee capaci d’interfacciarsi col più vasto mondo vallivo e con Venezia.
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