Padova Sorprende - Settembre 2023

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Una storia. Una conquista. La complessità che si fa semplice intuizione/ fruizione e la troppo banale semplicità che si fa Vera Storia, tra arte e letteratura ma anche natura e ambiente. Il bello che si fa architettura. Il passato che si fa presente, in un continuum che decentra l'orizzonte e potenzia le periferie, facendone un fiore all'occhiello (fu Bruno Rosada del quale in questo numero si ricorda una nota di lettura su Aglaia Anassilide). Dunque ancora una volta, una volta ancora, PadovaSorprende "ci sorprende" (permettetemi la voluta ripetizione) con una veduta aerea dall'alto. Un alto che è altezza verticale, apicale, preveggente e con quella sua prerogativa di allargare la base della piramide dalla quale si muove, per stupire e stupirci con i suoi molteplici punti di osservazione che creano una prospettiva, un corpo solido, una figura tridimensionale che si muove nello spazio. Una PadovaSorprende in carne ed ossa, che si aggira tra le Abbazie (di Praglia, Carrara Santo Stefano, delle quali si occupa in questo numero Alessandro Cabianca) e la Chiesa di Santa Maria in Panisacco, Santa Croce di Campese e Vicenza e la sua Cattedrale (di Federico Cabianca). A parlare poi della caserma Piave è Maurizio Lenzi, dell'Anassilide abbiamo già detto, per quanto riguarda la Letteratura, Alessandro Cabianca compulsa con proverbiale acume le forme della poesia provenzale della quale è grande conoscitore e studioso, ma anche ci parla di Gaspare Gozzi. Lucia Guidorizzi scrive di Vittoria Aganoor con precisa e precipua attenzione e cura. PadovaSorprende in questo numero affronta anche i Personaggi (Mantegna e Janus Panonius di Daria Muller; Luigi Bragadin e Ludovico Buzzaccarini di Enzo Ramazzina). Per quanto concerne la Storia Federico Cabianca ci conduce tra Padova e Vicenza: una "secolare rivalità". Enzo Ramazzina in ultimo, ci parla della toponomastica di Abano. Natura e ambiente, sono visitati da Alessandro Cecchinato. Tra i Nostri autori, Lucia Guidorizzi presenta la prismatica figura di intellettuale / artista e scrittore di Enzo Santese. Ultimissima la monografia di Maurizio Turlon dell'esperienza di complessità nell'arte generativa.

Si è aperto dunque questo Editoriale con la "complessità" e con essa, quasi fisiologicamente, quale un corpo organico (Padova Sorprende), si vorrebbe chiudere. Volendoci soffermare un attimo solo su questo aspetto, giusto per trovare un fil rouge a questo nostro dire/ dare voce all'indicibile che sorprende, si pone il problema dell'orientamento, in quelle che si possono definire "organizzazioni complesse". E non si parla/ intendo solo la "complessità" attuale (quasi fosse un'invenzione moderna). Si pensi, ad esempio, all'opera De Beryllo di Nicolò Cusano (Germania1401-Todi1464), dove parla dell'occhiale come una lente per vedere meglio, ma non... banalmente, per avvicinare qualcosa per vederlo meglio; bensì Cusano ci insegna a vedere allo stesso momento attraverso il massimo e minimo di angolo di una linea retta. Complessità, dunque, quale linea come principio di tutti gli angoli: nessun occhiale "moderno" avrebbe intuito quello che l'occhiale di Cusano ha intuito nel XV secolo. E con questo lasciamo aperta la strada ... percorribile / intuibile... ma una strada senza inizio e senza fine, che dunque, per sua natura, non può che lasciare ad occhi aperti e quindi, ancora una volta, una volta ancora... sorprendere.

Marta Celio